• Corsi di strumenti etnici

  • STRUMENTI ETNICI


    Il corso dedicato alla conoscenza e allo studio degli strumenti musicali appartenenti alla tradizione etnica dell’area mediterranea nasce dal vivo desiderio di contribuire alla rinascita e diffusione della musica multietnica (“word music”), già in grande ripresa nell’ultimo decennio. Lo strumento musicale etnico appartiene alla cultura del territorio, testimonia storia e sacralità di una tradizione di suoni e atmosfere, non tutte propriamente legate allo svago e al semplice ascolto; molti di questi “legni” – elaborati con poco, poveri ed elementari nella loro costituzione - nascono in tempi remoti per raccontare di civiltà scomparse, per dare voce ad epopee nazionali dimenticate, riscattate nel dolore e nella miseria, spesso anche nella tragedia. La drammatica e malinconica bellezza espressa dal suono di alcuni di essi ci trascina indietro nel tempo, in una suggestione di sensazioni antiche odorose di viaggio, deserto, vento e mare.

    Corso di DUDUK (Insegnante: Renato VECCHIO)

    Il Duduk è uno strumento musicale appartenente alla tradizione armena, noto anche come “tsiranapogh” (letteralmente “flauto albicocca”, dal legno con cui è costruito, appositamente tagliato una sola volta l’anno). E’ annoverato nella famiglia dei “legni”; le varie tragiche vicissitudini subite dal popolo armeno – costretto più volte alla fuga e deportazione – hanno fatto in modo che questo strumento si diffondesse in gran parte dell’Europa orientale e in tutto il Medio Oriente.Di origine certamente antichissima (la tradizione armena ne colloca i natali nella I metà del I sec. a.C.), lo strumento appare raffigurato in numerosi manoscritti armeni, dall’altomedioevo in poi.Interessante quanto scritto dall’etnomusicologo Johnathan McCollum: “… Il duduk è in realtà l'unico vero strumento armeno che è sopravvissuto lungo la storia, e ciò ne fa un simbolo dell'identità nazionale armena. La più importante caratteristica del duduk è la sua abilità ad esprimere la dialettica e l’umore della lingua armena, il che rappresenta spesso la sfida principale di un suonatore di duduk”.

    Corso di CIARAMELLA (Insegnante: Renato VECCHIO)

    La Ciaramella è uno strumento musicale popolare a fiato appartenente alla famiglia degli oboi con ancia doppia e senza chiavi. Il termine “ciaramella” deriva dal diminutivo della parola greca kàlamos, che significa "canna". Presente nei diversi dialetti italiani, questo strumento musicale popolare è diffuso territorialmente in tutto il centro sud dell’Italia, anche se in alcune aree, come ad esempio nell'Alta Sabina, in Calabria e in Sicilia è confuso con la zampogna, in parte per l’innegabile somiglianza timbrica, ed in parte per questioni storiche legate alle origini della seconda, nata secondo alcuni in epoca romana dall'accostamento di due ciaramelle poi perfezionate con l’aggiunta dell’otre, atto alla riserva d’aria. Generalmente si suona assieme alla zampogna, anche se oggi non è infrequente ascoltarla come solista all’interno di ensemble di musica folk; si usa spesso anche l'accostamento in coppia con una zampogna, suonate o da due suonatori oppure contemporaneamente dallo stesso esecutore (ciaramella doppia); quest'ultimo assetto è tipico e frequente in area lucana. In Calabria, la ciaramella partecipa alle c.d. "bande piluse" o fanfare, che annoverano anche una sezione ritmica. L'avvicinamento tra zampogna e ciaramella è nato e propagandato dagli zampognari nell’atto itinerante di portare la novena natalizia; anche se in origine l’uso della Ciaramella non apparteneva al solo contesto pastorale, ma inserito anche in altri ambienti celebrativi e musicali. 

    Corso di ZAMPOGNA 

    Strumento “emblema” della tradizione musicale popolare italiana, è molto diffuso in particolare nelle regioni del centro sud. Esistente e reperibile in numerose varianti, nell'antichità classica era ritenuta esito della trasformazione del flauto, o siringa, del leggendario dio Pan. In latino veniva detta "utricularium" e tra i suoi cultori e suonatori più famosi si annovera l'imperatore Nerone. Dal medioevo all'età moderna come già accennato si diversificò in varie tipologie territoriali, tra cui la cornamusa scozzese e irlandese, a insufflazione indiretta (immissione di aria in una cavità, un otre di pelle nel caso specifico), la musetta francese e la piva. La zampogna ha in ogni caso antiche origini: è probabile una sua discendenza dagli "auloi" greci, e se ne conoscono due tipi diversi: una con canne di melodia di diversa lunghezza ed un'altra con canne di uguale lunghezza collegate ad un otre di pelle. La sua funzione è stata per secoli lo scandire i momenti salienti dell'anno agricolo, secondo l'arcaico calendario stagionale. Essa viene generalmente protetta dal malocchio con vari amuleti, quali nastri, fiocchi rossi e cornetti aventi un significato apotropaico. Il suo repertorio è costituito da tarantelle, pastorali ed accompagnamento al canto. 
    Corso di OUD (Insegnante: Stefano SALETTI)L'Oud è uno strumento a corda appartenente alla famiglia dei liuti a manico breve, con cassa a tre fori e privo di tasti. “Al-ʿūd” in arabo significa legno.Proveniente dalla Persia, avrebbe - secondo una leggenda - una storia antichissima e importante, da ricondurre addirittura a Lamak, nipote di Adamo ed Eva; mentre secondo gli storici musicali, l’oud deriva dal più antico “barbat”, strumento persiano pre-islamico. Nel IX secolo Ziryab, musicista di oud, da Baghdad si reca a Cordova per fondare una scuola di musica, dove perfeziona lo strumento aggiungendo una quinta corda. Dalla Spagna islamica, nel sec. X l’oud è importato in Europa, dove si diffonde in breve tempo divenendo lo strumento prediletto dalle corti; nel sec. XV al manico erano stati aggiunti i tasti ed una tastiera più larga per sopportare altre corde, trasformandosi nello strumento comunemente detto liuto.In Persia l'oud è ritenuto il più importante degli strumenti musicali; il numero delle corde può variare, generalmente sono 11 divise in 5 coppie con accordatura binata, più un bordone singolo; un tempo venivano usate corde di seta o di budello, oggi sostituite da quelle di nylon.Il tipo di accordatura dipende dal genere suonato e dalla provenienza (Liuto turco= [La]-Re-Mi-La-Re-Sol; accordatura maghrebina=[Re]-Sol-La-Re-Sol-Do a partire dal basso).Uno strumento simile per dimensioni e per il manico senza tasti è la cobza rumena

    Corso di BOUZOUKI (Insegnante: Stefano SALETTI)

    Il Bouzouki è uno strumento a tre corde di origine greca, derivante dall’antico “Panduro”.Detto anche “tríchordos”, in epoca bizantina viene chiamato “ta(m)bourás”; con l'arrivo della dinastia Ottomana venne captato nella musica turca; l'odierno strumento turco tambur è praticamente identico al pandurís. Il bouzouki originale era a tre doppie corde, dopo la II guerra mondiale appare il bouzouki a quattro corde doppie, il “tetráchordos”, quello oggi più comunemente usato. Dal bouzouki discende un altro strumento della musica greca, il “baglamas”. Anche la musica irlandese ha il suo bouzouki, inventato negli anni ’60 come variante di quello greco, dal quale si differenzia per la cassa di risonanza a forma di goccia - piatta anziché bombata - e per l'accordatura. Come già detto la cassa del bouzouki (“skàphos”) è bombata e costituita da una tavola armonica (“kapàki”) a forma di goccia e generalmente decorata, e da un fondo redatto con strisce di legno curve, esattamente come il mandolino napoletano, di cui è stretto parente; il manico (“mániko”) è molto lungo ed ha 26 tasti. Può avere tre o quattro corde doppie, le alte (cantini) accordate all’unisono, le basse invece a coppie di ottave.Tradizionalmente il bouzouki è uno strumento per virtuosi: l’esempio più noto è il “sirtaki”, la danza greca consacrata alla fama da “Zorba il greco” (1964), celeberrimo film con Anthony Quinn, dove è possibile ascoltare uno degli utilizzi di questo strumento, tecnicamente molto spettacolare. Le accordature usuali sono re-la-fa-do per il tetráchordo e re-la-re per il tríchordo. Tuttavia, queste indicazioni non sono tassative; la sua accordatura è liberamente scelta dal musicista che ne fa uso. 

    Corso di SAZ (Insegnante: Stefano SALETTI) 

    La parola “Saz” riunisce un famiglia di liuti a manico lungo appartenenti alla cultura musicale turca.Chiamato anche “chitarra saracena”, il saz è uno strumento a corda con cassa in legno a forma di pera e tasti mobili. Questo strumento viene largamente utilizzato nel “türkü”, il genere musicale popolare turco.Di origine curda, il saz deriva dal più antico “kopuz”, pronipote degli arcaici “pandouras” in uso presso le tribù curde itineranti dell'Asia centrale e noti in Asia Minore ed Egitto sin dal primo millennio a.C. Originariamente il kopuz presentava corpo in cuoio e corde di crine, sostituite con corde in metallo intorno al sec. XV, originando un nuovo strumento, il “Cogur”; l’impossibilità di sostenere il tiro delle corde in metallo condusse alla sostituzione del corpo in cuoio con una cassa in legno, dando forma all’odierno saz, che compare citato per la prima volta nel sec. XVIII. Il suono del saz è delicato e cristallino, e viene suonato con un plettro; suoi diretti parenti sono il “Cura”, il “Baglama”, il “Tambura”, e il “Divan Saz”. Il Cura è il più acuto, gli altri sono uno un'ottava sotto all'altro, il Divan Saz (o semplicemente saz) è il più grave della famiglia.Il Cura è il saz più piccolo e anche il più acuto; di ridotte dimensioni, reca tastiera corta con 3 coppie di corde (6 corde in totale) e tasti mobili. Per le sue misure ed il suono acuto è lo strumento preferito dagli artisti di strada. Il Baglama viene subito dopo per profondità di suono, un'ottava sotto al cura e una sopra al tambura; solitamente possiede 2 coppie di corde più un terzetto (7 corde in totale). Il Tambura è il terzo strumento della famiglia per tipologia sonora, un'ottava sotto al baglama e una sopra al divan; ha 2 coppie di corde più un terzetto (7 corde in totale). Il Divan saz (detto anche “Meydan saz”) è lo strumento con il suono più profondo, un'ottava sotto al tambura. Generalmente si presenta con 2 coppie di corde più un terzetto (7 corde in totale), ma può anche avere una sola coppia e 2 terzetti di corde (8 corde in totale).

    Corso di ORGANETTO (Insegnante Alessandro D’Alessandro) 

    La fisarmonica diatonica (detta organetto) è uno strumento a mantice; padre della fisarmonica, reca i bottoni e può suonare melodia e accompagnamento insieme. Conosciuto e ovunque diffuso, fa parte degli “aerofoni meccanici”; funziona con delle ance libere in acciaio, ognuna di esse intonata (lunghezza e larghezza in misura dell'altezza o gravità della nota). Le ance (linguette in metallo) sono fissate su strutture in legno (“somiere”) poste nel cavo di due parallelepipedi – anch’essi in legno - forniti di tastiere a bottoni; tra le due “cassette” il mantice estensibile per il carico dell’aria. Tipica dell’organetto la tastiera melodica a bottoni, composta a scale diatoniche (5 toni e 2 semitoni) su una o due file di tasti in verticale. Nel caso di più file (tre, quattro o anche cinque) trattasi di “Fisarmonica cromatica bitonale”, evoluzione dell'organetto, diversa per tastiera, timbrica e tecnica esecutiva.L’organetto italiano reca tastiera a due file e otto bassi; la diatonia si risolve con due scale a destra, in SOL e DO (detto infatti "organetto in SOL/DO"). Altrove le scale diatoniche standard differiscono: RE/SOL nel Regno Unito e DO/FA nei Paesi Bassi. Nella maggioranza gli organetti sono bitonici, ogni bottone suona nota differente nell’atto compressivo/estensivo del mantice; ci sono tuttavia anche modelli unitonici (stessa nota nonostante il mantice) e a tastiera mista (bitonica/unitonica).Ideato Leonardo Da Vinci, l’organetto viene invece realizzato a Vienna, all’inizio dell’800. Conosce larga diffusione nei territori dell’impero austro-ungarico e giunge in Francia e in Italia alla metà del sec. XIX; in Italia, a Castelfidardo, nel 1864 Paolo Soprani inizia la produzione fino a divenire – nel ‘900 – un marchio di indiscussa preminenza internazionale. L’uso dell’organetto si propaga grazie alla praticità, ed alla completezza musicale dello strumento; in Italia è diffuso soprattutto nel centro, in area reatina, dove riveste tutt’oggi ruoli da protagonista presso numerose esibizioni di successo e riscontro di pubblico. Ma anche in altre regioni – Abruzzo, Puglia, Calabria, Friuli, Sardegna – sono presenti e attive scuole e tradizioni locali molto radicate . Nei Paesi Baschi c’è la “trikitixa”, organetto costruito in Italia su ordinazione; in Louisiana (USA) è “lo strumento” della musica cajun. Nella musica irlandese è elemento armonico primario: recante scale diatoniche su due file con stacco di un semitono (SI/DO), può coprire tutte le note, seppure con frequenti e improvvise manovre del mantice. Le intonazioni più note fra gli organetti “irish” sono in Si/Do e in Do#/Re; quasi mai compare il “tune” tradizionale inglese, non cromatico, in Re/Sol

    Corso di MANDOLINO (Insegnante: Fabio MENDITTO)

    Il mandolino è uno strumento musicale che non necessita di presentazioni, data la tradizione storico-artistica, la notorietà e la diffusione mondiale. Appartenente al genere dei cordofoni, nasce in Italia nel sec. XVII, e ne costituisce uno dei vanti artistici, oltreché una delle eccellenze internazionali e mondiali. Strumento tipicamente mediterraneo, fortemente e identitariamente legato alla nostra terra, conosce diverse varianti, oltre naturalmente al mandolino "classico" (o napoletano, caratterizzato da quattro corde doppie accordate insieme): tra ‘800 e ‘900 nascono alcuni prototipi che traggono nome dal luogo d’origine,  ad esempio cremonese, milanese, toscano.L'origine del mandolino risale comunque alla prima metà del XVII secolo, e la sua produzione su scale numericamente consistenti si sviluppa intorno alla metà dello stesso secolo, a Napoli, con il modello “napoletano” elaborato da parte della celebre "Casa Vinaccia", primo storico laboratorio di costruzione ed elaborazione artigianale e tecnica dello strumento. Oltreché da un punto di vista organologico e della liuteria, i mandolini Vinaccia recano un altissimo valore artistico, in virtù delle preziose decorazioni ad intarsio con cui venivano arricchiti, filettature d'avorio e madreperla lungo la cassa e il manico; inoltre è da ricondurre proprio ai Vinaccia la sostituzione delle 4 corde doppie in ottone con quelle di acciaio, avvenuta nella prima metà dell’800. Suonato eminentemente con la tecnica “a plettro”, e recando la stessa accordatura del violino entra da subito in quasi tutti i repertori di musica esistenti, e diviene in breve oggetto anche della musica “colta” suscitando l’interesse di compositori del calibro di Vivaldi, Scarlatti, Mozart, e Beethoven. Tutt’oggi compare nei generi musicali più disparati e distanti fra loro, in versione “tradizionale” o elettrificata, ma sempre nel centro della musica, vivissimo nello studio e nella pratica dello strumento

    Corso di UKULELE (Insegnante: Stefano SALETTI)

    L’ukulele è uno strumento musicale cordofono appartenente alla famiglia delle chitarre. È la “traduzione” esotica di uno “legno” di tradizione portoghese denominato “cavaquinho” (ma comunemente detto anche “braguinha” o “machete”). La sua prerogativa sonora è un forte attacco seguito da immediato esaurimento acustico; è uno strumento assai squillante ma del tutto privo di corpo timbrico. Dimensionalmente ridotto, con una cassa minuscola ed un piccolo manico, l' ukulele fu elaborato alla fine dell’800 da un gruppo di immigrati portoghesi giunti alle isole Hawaii. Il nome in lingua hawaiana significa “pulce saltellante”, forse in relazione all’effetto dello strumento, se suonato rapidamente; esistono almeno cinque versioni, diversificate a seconda della scala e della grandezza del body, e sono (dalla più piccola): sopranino, soprano, concerto, tenore e baritono. Ha quasi sempre quattro corde singole (a volte in ordini di doppie e anche triple).L'ukulele soprano è il più noto e diffuso; come altri “legni” di origine ispanica, latino americana, e portoghese, è accordato “rientrante” (sequenza delle corde non dalla più grave alla più acuta), dall’alto a scendere: sol, do, mi, la. Il sol è accordato all'ottava superiore (un tono sotto al cantino), tuttavia è uso generalizzato la sostituzione di questa corda con un Sol di diverso diametro, accordato all'ottava inferiore.L'ukulele è da sempre correlato alla musica delle Hawaii, pur essendo diffusamente utilizzato anche in altri generi, tra cui il rock e il pop; molti artisti famosi e molte band ne hanno apprezzato e valorizzato il suono singolare. Attualmente l’ukulele sta vivendo un momento di grande popolarità tra i giovani, e sono sempre più numerosi i gruppi che scelgono di utilizzalo nei propri arrangiamenti. 

    Frequenza settimanale:
    1 lezione individuale (1 h.),
    1 lezione teoria e armonia (1 h.),
    1 lezione laboratorio di canto corale (2 h.),
    1 h. di sala prove,
    laboratorio Orchestra mediterranea (h. 1.30).

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